Storia
La storia ci narra che negli anni ‘30 il professor Giovanni Dalmasso, autorevole ampelografo e contributore scientifico per la redazione dei disciplinari dei vini DOC e DOCG, realizzò una serie di incroci varietali, tra cui proprio l’Albarossa, un vitigno a bacca nera ottenuto dall’incrocio di BARBERA e NEBBIOLO. L’intento era quello di creare una varietà che racchiudesse tutti i pregi dei due più importanti vitigni piemontesi: il risultato fu un ottimo vitigno in grado di dar vita ad un vino di grande struttura, che univa la freschezza tipica della barbera ai tannini suadenti del nebbiolo. Il nome ALBAROSSA nacque molto più tardi: fu il professor Roberto Paglietta della facoltà di agraria di Torino a battezzare l’innesto dicendo di voler omaggiare la città di Alba, dove aveva trascorso dieci anni della sua vita.
Caratteristiche
Dal punto di vista tecnico e di lavorazione, l’Albarossa richiede terreni asciutti e colline particolarmente soleggiate, con suoli calcarei che danno un’impronta di struttura molto marcata. I grappoli sono compatti e di medie dimensioni, gli acini piccoli hanno una buccia molto spessa con notevole ricchezza in zuccheri e polifonoli. La vendemmia è tardiva e il vino che si ottiene ha un colore rosso rubino intenso con sfumature violacee; il bouquet è molto complesso: le sensazioni fruttate prevalgono su quelle floreali e, al gusto, si aggiunge una calda componente speziata.
Abbinamenti gastronomici
Gli abbinamenti possono essere molti e di gran pregio, in quanto l’Albarossa riesce ad accompagnare egregiamente la selvaggina, gli stufati e i brasati nonché piatti di pasta con sughi di carne o tartufo e, per finire, formaggi stagionati.